DIEGO, IL POETA DEL CALCIO
Diego Armando Maradona è nato nel 1960 e morto il 25 novembre del 2020, a 60 anni esatti, per un arresto cardiorespiratorio. Non solo a Buenos Aires e a Napoli, ma in ogni angolo del mondo, contemporaneamente, lo stesso brivido: una notizia che purtroppo i giornali sono stati costretti ad annunciare, la morte del ‘’Pibe De Oro ’’. Diego è eterno, ci sarà sempre, una leggenda, un dio del calcio, per molti il più grande. È stato osannato dai tifosi e onorato dai giornali per il suo immenso genio calcistico. È da molti considerato il più grande calciatore mai esistito nella storia, ha giocato in diverse squadre sempre da fuoriclasse: Boca juniors, Old Boy, Barcellona, Siviglia, Napoli e Argentinos junior.
Maradona ha segnato circa 115 goal nella sua carriera da calciatore che si è conclusa nel 1993 quando aveva solo 33 anni.
Diego era nato povero, nella poverissima periferia di Villa Fiorito vicino a Buenos Aires, in una catapecchia di legno fatiscente in cui viveva con i genitori e le sue 4 sorelle. Quando aveva tre anni il cugino gli regalò la sua prima palla di cuoio ("Dormivo con la palla e l'abbracciavo al mio petto").
Quando si recò al suo primo provino, all'età di nove anni, era così bravo che l'allenatore credette di essere stato imbrogliato sulla reale età del ragazzo. A 12 la prima intervista, quando giocava nella Cebollitas, nella squadra delle cipolline, con lui che già scartava sette avversari e vinceva.
Poi a 16 anni il grande esordio in serie A. Il viaggio dalla sua baracca senz'acqua alle ville lussuose non l’avevano appagato, non gli avevano tolto la voglia di ingozzarsi, di ballare, di fare baldoria, di godere di ogni illegalità. E così ogni eccesso fino alla sua morte.
Diego è stato una leggenda del calcio e dello sport ma di pessimo esempio fuori dal campo.
Un uomo che ha vissuto due vite contemporaneamente: la prima da calciatore sublime e intoccabile. La seconda vita da divo fra vizi ed eccessi fuori dal campo. Un personaggio da adorare dentro al campo ma da non imitare nella vita privata.
Perché noi ragazzi ne siamo affascinati anche se non lo abbiamo visto giocare in diretta?
Perché lui sapeva sempre cosa fare con la palla — come prenderla, dove accompagnarla — molto prima di riceverla. E gli riusciva bene qualunque cosa in campo. Maradona è stato il più grande numero 10 dell’era moderna, colorata e televisiva. Ha cambiato la vita di tanta gente o, comunque, ha trasmesso fino all’ultimo giorno la sensazione di poterlo fare. Un talento naturale un sbocciato dal nulla che da bambino povero non ha smesso di credere nelle sue capacità e ha realizzato il suo grande sogno.
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Marco Bettoni
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