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LA PAROLA AL DIRETTORE 

E chi l’avrebbe mai detto che sarei arrivata fino a qui? È stato un traguardo che ho raggiunto senza nemmeno accorgermi di essere partita. È iniziato tutto da una sfida contro me stessa, sarei mai stata all’altezza di far parte di una vera redazione? A quanto pare sì, dato che, miei cari lettori, questa è la quinta edizione alla quale partecipo. Ho iniziato questo percorso perché volevo crescere, volevo diventare forte, volevo diventare la ragazza che ho sempre sognato di essere. E ci sono riuscita. Questo giornale mi ha donato tante cose, più di quante io gliene abbia mai date. Nel corso di questi tre anni sono diventata grande, sono passata dall’essere la piccola ed insicura bambina che ero, all’essere una ragazza sicura di sé stessa. Ricordo molto bene da quale punto sono partita. Ero incerta su ogni cosa, come agire, come comportarmi, come relazionarmi con i compagni di redazione e addirittura su come scrivere. Eh sì, scrivere mi faceva paura. Dopotutto quando si è insicuri, quanto può essere dura mettere nero su bianco i propri pensieri più profondi. La carta era la mia nemica, era senza pietà. Tutto ciò che scrivevo rimaneva lì, impresso per sempre, senza darmi la possibilità di nascondermi. E mi nascondevo molto spesso. È proprio grazie alla stessa carta che mi sono resa conto di avere un valore, che le mie parole avevano un valore, che miei pensieri avevano un valore e che la timidezza non avrebbe dovuto ostacolarmi mai più. Da quel momento feci una promessa a me stessa, che tutt’ora mantengo e che non ho intenzione di rompere: non mi sarei nascosta mai più dagli altri e dal loro giudizio. E fu così che la mia peggior nemica, divenne la fonte della mia forza, quella grande e prorompente forza che anche oggi mi aiuta a superare tutto, ricordandomi che devo lottare per ciò in cui credo. Non ho mai più ignorato le mie opinioni, quando pensavo qualcosa, lo dicevo. Esprimere il mio parere in qualsiasi contesto era diventato ormai un gesto meccanico che la mia mente e la mia bocca compieva automaticamente. Ed era bellissimo. Gli altri non riuscivano più ad intimidirmi e ad un tratto il loro giudizio non mi importava più. Sono cresciuta molto con la redazione. Ho incontrato persone che tutt’ora mi sono vicine e che mi aiutano a mantenere la strada che ho imboccato e ricordandomi ogni giorno ciò che sono diventata. Ho conosciuto persone che hanno sempre creduto in me, nonostante tutto. Sono proprio loro quelle che mi hanno aiutato di più e gliene sarò grata per sempre. Grazie ad Increscendo ho scoperto che mi piace scrivere e che ci so fare con carta e penna. La scrittura in questi anni è diventata una valvola di sfogo. Quando stavo male scrivevo. Quando ero insicura di qualcosa scrivevo. Quando mi veniva voglia di piangere scrivevo e le lacrime scomparivano. Scrivere mi faceva e mi fa stare bene. Quando sarò un’adulta credo che coltiverò questa passione e che farà sicuramente parte della mia vita, anche se lo fa già. Dopotutto non si abbandonano gli amici, quegli amici che non ti abbandonerebbero per nulla al mondo e che ti hanno fatta crescere. E la scrittura è la mia mia migliore amica, perché so che non mi lascerà mai sola e che potrò sempre contare su di lei per stare meglio.

 

Ricordo la mia prima conferenza stampa come fosse ieri. Palmi sudati, adrenalina che scorreva nel sangue e uno strano groppo in gola. Ero terrorizzata all’idea di dover parlare davanti a decine di persone, giornalisti, sindaci e professori. Contro ogni previsione ed aspettativa andò tutto bene e appena iniziai a parlare tutta l’ansia repressa che avevo scomparve. Ed è in quel momento che scoprii un’altra dote sconosciuta fin a quel momento: ero brava a parlare in pubblico. Ad essere onesti tutt’ora mi emoziono prima di un’esposizione, ma da allora venni chiamata molte volte per parlare di progetti, con sempre più persone a farmi da pubblico. Ed ogni volta divenivo sempre più sicura di me stessa e un pezzo alla volta, la mia insicurezza si sbriciolò, fino a scomparire del tutto. Adesso amo parlare con le persone, che sia ad un solo interlocutore, o ad una trentina di spettatori. E non fraintendetemi, non voglio affatto dimenticare la persona che ero prima, perché quando la ricordo sorrido, pensando a chi sono adesso e a quanto io sia cambiata e mi convinco a continuare per la strada che ho intrapreso anni fa. Chissà cosa direbbe se la Vittoria del passato mi vedesse ora. Chissà quanto sarebbe orgogliosa e di certo non ho intenzione di deluderla. Devo ammettere che essere diventata la direttrice di Increscendo mi ha scioccata. Finalmente tutti i miei sacrifici erano stati appagati e quel giorno raggiunsi il traguardo più grande della mia giovane vita. Tuttora non riesco a credere di avercela fatta, di avere vinto. La cosa più difficile di tutte è stata senza dubbio riuscire ad accettare di sbagliare e imparare a mettere me stessa al primo posto. Tuttora fallisco spesso quando ci provo. Ma sto lavorando su me stessa ed ogni giorno miglioro. Anche stavolta riuscirò ad avere la meglio sulle mie insicurezze. Mi mancherà la mia redazione. Mi mancherà vedere così tanti ragazzi felici di spendere ore e ore a questo bellissimo giornale, mi mancherà vederli arrivare alle riunioni pieni di spunti e di idee per gli articoli, mi mancherà vedere tutti quei ragazzi che alzano continuamente la mano durante gli incontri per fare domande su domande, mi mancherà vederli sorridere durante le conferenze perché non vedono l’ora di esporre il proprio duro lavoro, mi mancherà vedere così tante persone che per la prima volta arrivano alle assemblee e che si guardano intorno con aria confusa, alle volte spaventata. Anch’io ero come loro e spero con tutto il cuore che decidano di non abbandonare questa esperienza perché so che se decideranno di continuare cresceranno come ho fatto io.

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Fare parte di questo giornale non è semplice come si crede. È dura farne parte e scegliere di non arrendersi. Sono sicura che la mia redazione non abbia nulla di meno rispetto a quelle dei giornali gestite da adulti, ecco perché nessuno si deve permettere di chiamarlo giornalino, come accade sovente. Siamo un grande gruppo con tanta voglia di imparare, di mettersi in gioco e rischiare e questo magazine riflette la nostra serietà e il nostro senso di responsabilità. Sono grata a tutti i redattori, ai professori che ogni giorno collaborano per far crescere questo bellissimo progetto che va avanti da anni e che non ha di certo intenzione di fermarsi. Increscendo continuerà a crescere e a migliorarsi se ci saranno sempre persone come quelle che ho conosciuto i n questi anni a difenderlo. Non posso che ringraziare tutti, e darvi un grosso abbraccio. 

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Un caloroso saluto e buona lettura!

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Vittoria Baboni

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