top of page

 

MALALA, LA RIVOLUZIONE IN UNA PENNA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un pomeriggio la maestra ci ha raccontato una storia di vita. Abbiamo conosciuto Malala Yousafzai, una ventitreenne che, nel 2014 a soli 17 anni, ha ricevuto il premio Nobel per la pace, come Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela e molti altri difensori della pace nel mondo.

Ma perché Malala era lì?

La ragazza abitava a Mingora, un piccolo paesino del Pakistan, dove i talebani impedivano l’istruzione alle ragazze. Malala, però ha sempre continuato ad andare a scuola, insieme ad altre sue compagne.

Da scuola tornava sempre a casa col pulmino. La strada che percorreva ogni giorno era molto trafficata. Ma il 9 ottobre del 2012  la strada era deserta. La ragazza e le sue compagne non videro i tre talebani che costrinsero il pulmino a fermarsi  impugnando le armi. Due di loro salirono e chiesero a tutti chi fosse Malala; nessuna delle sue compagne rispose, ma istintivamente si girarono verso di lei. Un talebano sparò così tre colpi con il fucile colpendo Malala ed altre due sue amiche. L’ultima cosa che la ragazza ricorda di quell’attentato è il sangue che le usciva dalla testa e dall’orecchio sinistro. Ricorda, però bene, quando è stata curata all’ospedale di Birmingham, in Inghilterra. Ricorda il tubo in gola per respirare meglio, e la vista offuscata. Malala ha subito molte operazioni, ma è ancora viva.

Il 10 ottobre 2014 Malala è stata invitata ad Oslo per ricevere il premio Nobel per la pace. Davanti a tantissime persone, la ragazza ha pronunciato il suo discorso:

“Sono molto orgogliosa di essere la prima pakistana a ricevere questo premio…” ha detto “e sono anche piuttosto sicura di essere la prima vincitrice di un premio Nobel che litiga ancora con suo fratello! Ho capito che quelle persone non davano importanza ai libri quando ci hanno puntato le armi contro. Io, pur essendo una sola, in realtà sono quei 60 milioni di bambini e bambine che non possono andare a scuola perché nel loro paese è considerato un crimine!” E così ha concluso:

“Che non succeda mai più che una classe rimanga vuota.

Che non succeda mai più che un bambino non possa andare a scuola perché è considerato un crimine.

Che non succeda mai più che un bambino lavori anziché andare a scuola o giocare.

 Che non succeda mai più che siano tolti i diritti a un bambino”.

 

Questa storia di vita fa riflettere. Ci fa capire quanto siamo fortunati a non nascere in un paese dove c’è guerra e povertà, dove i bambini vengono venduti come schiavi e sono costretti a lavorare, dove le bambine non possono andare a scuola. Chi governa quei paese, pensano che           non ne hanno bisogno.

A noi non manca niente: non manca il cibo, non manca una famiglia, non manca una casa e non manca la salute. Allora perché alcune volte ci lamentiamo? Anche io, ogni tanto, non ho molta voglia di andare a scuola. Devo pensare a quei bambini che farebbero qualunque cosa pur di non andare a combattere o di fabbricare tappeti. Ho ascoltato la storia di Malala con la pelle d’oca. Spero che lei riesca nel suo intento di costruire un futuro migliore per tantissimi bambini, perché sarebbe un grande cambiamento.

Lei ha anche detto: “Un bambino, un libro, una penna e un insegnante possono fare la differenza!”.

Che dire, Malala, é proprio vero!

​

Caterina Canevari

Classe VA

Scuola Primaria di Bozzolo

Malala Yousafzai.jpg
Obiettivo  Agenda 2030 n.4.png
bottom of page