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GABRIEL MUNTEANU

Gabriel Munteanu è stato ed è un ragazzo non sempre facile da comprendere, anche perché è lui stesso a creare questa barriera. 

Anche lui ha frequentato la  secondaria di 1° di Bozzolo, e alla fine di questo percorso ha dovuto scegliere la sua nuova scuola.

All'inizio la sua scelta era caduta sull'Itis, e, anche se con della fatica, era quasi riuscito a raggiungere la fine del percorso scolastico. Però si sa, quando una cosa non non piace, difficilmente si riesce a sopportarla.

Quindi Gabriel ha deciso di cambiare scuola, e noi abbiamo deciso di intervistarlo così da capire il motivo del suo cambiamento, e come ci si sente.

Perché, una volta terminata la scuola secondaria di I grado, avevi deciso di iscriverti all’ITIS?

 

“Una volta finita la scuola secondaria, avevo scelto l’ITIS poiché all’epoca l’informatica e tutto ciò che la riguarda mi appassionava. Inoltre, a quel tempo, questa era l'unica scuola a cui davvero fossi interessato. Più tardi però ho scoperto che non bisogna fermarsi alle discipline, ma bisogna interessars di tutto ciò che una scuola comprende, chiedendo anche a ragazzi che quella scuola l'hanno frequentato o la stanno frequentando.”

 

Come ti immaginavi la tua vita di studente alla secondaria di 2°?

 

“La mia vita come studente alla secondaria di secondo grado me la immaginavo molto impegnativa, ma allo stesso tempo coinvolgente e divertente. Pensavo di passare gli anni più belli della mia vita, e così è stato, ma non anche dal punto di vista scolastico. Non tutto è stato rose e fiori, infatti ho riscontrato varie difficoltà da più punti, partendo dalla gestione che i prof avevano e che io possedevo. Ho avuto molti problemi con dei prof, imbattendomi anche in episodi di razzismo da parte loro, e non solo. Quindi concludendo, credo proprio che la vita da studente in quella scuola non mi abbia insegnato nulla, a parte il mostrarmi la verità, ovvero che la vita non è mai come noi vorremmo che fosse.”

 

Cosa ti affascinava ed incuriosiva di questa scuola all’epoca?

 

“La cosa che più mi affascinava all’epoca di quella scuola, era l’idea di poter fare degli approfondimenti sul mondo informatico, però, alla fine, ho scoperto che esso non era esattamente come me lo aspettavo. Infatti come detto precedentemente, io mi aspettavo un mondo basato sull'informatica, escludendo tutto ciò che essa non comprendeva, però, ovviamente, dopo ho dovuto fare i conti anche con le discipline che meno mi attiravano, non sempre riuscendo ad arrivare fino alla fine.”

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Quali erano le tue maggiori paure? 

 

“L’unica paura, che avevo rispetto alla mia futura scuola, era il comportamento e l’approccio che i prof. avrebbero avuto con me e con tutta la mia classe, insieme al loro modo di fare lezione e di coinvolgerci. E devo dire che le mie paure non erano del tutto false, perché ho incontrato prof veramente diversi tra di loro. Come ho accennato prima, ho avuto dei prof in particolare che si prendevano anche gioco di me, lasciandosi influenzare dalla mia nazionalità. Ma ciò non succedeva soltano con me, anche con molti miei compagni, anch'essi proveninti da diversi Stati. Però non tutti i docenti erano così, difatti, un anno ho avuto un insegnante veramente comprensivo, che ci coinvolgeva e ci capiva. Penso che questo sia stato un dei pochissimi aspetti posiivi che ho trovato nella scuola.”

 

Com'è la realtà che ti sei trovato davanti nella tua nuova scuola?

 

“La realtà che mi sono trovato davanti, è stata una realtà abbastanza dura, poiché la scuola, e tutto quello che essa comprendeva, non rispecchiava ciò che io mi sarei aspettato. Mi sono ritrovato davanti una scuola noiosa da certi punti di vista, poiché nessuno ti coinvolgeva nel discorso, e monotona. Riassumendo ciò che ho detto prima e nelle altre domande, la scuola in cui mi sono trovato, è stata una scuola negativa da molti aspetti, distruggendo ogni mia aspettativa. Ciò ha reso i miei anni in quella scuola davvero pesanti e duri da sostenere, infatti, dopo circa 3 anni ho deciso di abbandonare questa via, andando su una strada migliore dal mio punto di vista.”

 

Come hai vissuto il primo Lock Down, facendo lezione in via telematica?

 

“Come penso molti altri casi, la nostra scuola è stata colta del tutto impreparata, infatti nel primo Lock Down abbiamo avuto una disorganizzazione assurda, nessuno sapeva da dove incominciare, sia prof, che alunni. Come penso molte altre scuole, noi abbiamo passato le prime settimane nel buio totale, non sapendo quando e se torneremo a scuola, e non essendo informati di nulla, abbiamo preso i primi giorni alla leggere, felici di avere un attimo di pausa, ma non sapevamo che quella pausa sarebbe stata talmente lunga e difficile da sostenere, che avremmo desiderato di ritrovarci a scuola nella nostra solita ex quotidianità. Poi lentamente le cose si sono messe in moto abbiamo iniziato ad usare delle piattaforme per comunicare con la scuola, per riuscire a recuperare anche quel poco di scuola che ci era rimasto.”

 

Le discipline che hai trovato all’ITIS come ti sono sembrate? Complicate, complesse, facili…

 

“A parer mio, le discipline erano abbastanza complesse, però, mettendoci un po’ d’impegno, risultavano molto più semplici. Ovviamente questo è un parere mio, poi forse ci sono stati dei miei compagni che le hanno trovate difficilissime e impossibili, oppure molto semplici. Però, siccome non sono stato preparato per molte materie, a me sono risultate difficili e complicate, e dal momento che mia madre voleva che io mi mettessi al pari con gli altri miei compagni, ha deciso di pagare anche dei professori privati, e ciò mi ha recato molto beneficio, riuscendo a apprendere meglio le discipline.”

 

Quali aspetti dell’ITIS ti hanno portato alla decisione di lasciarlo per incominciare il professionale indirizzato al meccanico?

 

“Più aspetti mi hanno portato alla decisione di lasciare l’ITIS, sia i professori, sia organizzazione, che alunni. Però la cosa che ha determinato la mia decisione è stato il fatto che non ci fosse la parte pratica, e che tutto fosse concentrato sui libri e sulle spiegazioni. Invece alla scuola che sto facendo adesso, c’è anche una parte pratica, che rende le lezioni meno pesanti. Io penso che qualora ci siano soltanto libri e studio, senza provare ad interagire con gli alunni attraverso una parte di "contatto" (ovviamente adesso, con l'emergenza sanitaria non si può fare), la scuola non può funzionare, perché i ragazzi si possono sentire "esclusi", o comunque non invitati ad interagire durante la lezione.”

 

Come ti sembra adesso, nonostante tu lo abbia incominciato da poco, il professionale?

 

“Spero che non sia solo una prima impressione, e che poi si riveli tutt’altra scuola, ma fino ad adesso sembra esattamente la scuola dei miei sogni, quella che ho sempre desiderato. Però, come ho affermato innanzi, non tutto è rosa e fiori, e anche qui ci sono delle difficoltà, ma mi sembrano più "fattibili" rispetto a quelle che ho incontrato all'Itis. Ma anche i professori sono molto più comprensivi, e ci sono persino per parlare nel caso qualcuno abbia bisogno di aiuto, o anche solamente per sfogarsi.”

 

Che differenze hai riscontrato tra le due scuole? Sia in fatto di compagni, che di materie, e altri aspetti

 

“Come ho detto prima, c’è molta più pratica, e questo è un punto a favore per la scuola che sto facendo adesso. Inoltre i compagni che mi sono ritrovato in classe sono molto uniti, socievoli, e mi hanno subito accolto nel gruppo. Mentre all'Itis, la classe, sì era unita, ma non quanto lo è quella in cui sono adesso, che sembra una famiglia, nella quale sono subito stato accolto. Per il resto sono abbastanza uguali, a parte le discipline differenti da certi punti di vista, perché ovviamente si dà peso ad altre materie, considerate più importanti.”

 

Com'è il rapporto con gli insegnanti? Sono esigenti o comprensivi? Com'è il carico di richieste giornaliere e settimanali? Potresti raccontarmi di come ti trovi o di come ti sei trovato in entrambe le scuole…

 

Gli insegnanti, all’ITIS, erano poco comprensivi e molto esigenti. Inoltre ci assegnavano molti compiti lunghi e complicati, da svolgere in poco tempo. Mi sentivo molto oppresso, non capito, e io giudico importante il rapporto che c'è o che ci deve essere tra un professore e un alunno, perché se il ragazzo non si sente compreso dal prof, e come se non si sentisse considerato da tutta la scuola. Gli insegnanti, al Meccanico, sono esigenti, ma molto più comprensivi in confronto a quelli dell’ITIS. Le richieste che ci fanno sono anch’esse abbastanza complesse, ma sono da svolgere in un lasso di tempo piuttosto lungo. Poi in questo momento di nuova quarantena, dove siamo sempre chiusi in casa, i miei attuali prof comprendono le mie necessità e quelle di tutta la classe, riuscendo a fondere le nostre richieste con le loro.”

 

In questi anni come hai studiato, con che metodo? In più hai mai finito un anno con dei debiti?

 

“All’ITIS, ho studiato principalmente schematizzando e facendo lezioni private. E sì, ho finito un anno con dei debiti, che però ho recuperato durante l’estate. Tutto ciò durante l'Itis, anche perché ora mi sto impegnando parecchio, volendo eviatare un'estate piena di studio, così da potermi godere i brevi momenti che ci sono concessi.”

 

Qual è il tuo ricordo della secondaria di Bozzolo? Cosa ti è rimasto impresso? Quali esperienze? (se ti sono rimasti)

 

“Alla secondaria di Bozzolo, ho avuto degli amici, ho legato con certi professori però, sinceramente, non mi è rimasta impresso nulla di significante, riguardante il periodo che ho passato lì. Le poche cose che mi sono rimaste impresse sono gli scherzi e certe monellate che ho fatto con dei miei amici.”

 

A chi consiglieresti la scuola che stai attualmente frequentando? Quali caratteristiche sono necessarie per frequentarla con successo? Se ti fa piacere potresti dirmi delle caratteristiche di entrambe le scuole.

 

“Chi ha voglia di fare tanta pratica in laboratorio, dovrebbe fare la scuola professionale che sto facendo adesso io, sempre se è interessato alla meccanica. Però, per fare qualsiasi scuola, bisogna aver voglia di fare ed essere interessati a quello che si vorrebbe fare. E inoltre bisogna avere ben chiara la strada che si vorrebbe intraprendere nella propria vita, senza lasciarsi influenzare da ciò che gli altri vorrebbero da te, perché la vita è tua e tu dovrai poi fare i conti con il futuro. Quindi bisogna avere le idee chiare su ciò che si vuole diventare, perché la scuola è il ponte che ci porta al futuro, che ci fa passare da bambini ad adulti. ”

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Ecaterina Gidioi

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