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QUEL POMERIGGIO

Ricordo bene quel pomeriggio, forse perché è stato il primo momento dove mi sono sentita veramente felice dopo tanto tempo, forse troppo. Non sono mai stata una bella ragazza, ma a Holden credo non sia mai importato, ecco perché quel giorno ha fatto ciò che ha fatto. Era un pomeriggio come gli altri, la pioggia picchiettava sui vetri delle finestre di casa mia creando un dolce sottofondo che io e Holden riuscivamo a sentire fin da sotto il portico. Stavamo giocando a dama, non sono mai stata brava a giocarci, ma con quel ragazzo qualsiasi cosa, anche la più noiosa diventava piacevole e mi rendeva felice, senza alcun motivo apparente. Ad ogni modo noi due eravamo là e non facevamo altro che scambiarci, sguardi, sorrisi e qualche parola. Holden non è mai stato un tipo espansivo. Ad un certo punto il marito di mia madre uscì dalla porta d’ingresso e si diresse verso di noi. Non detestavo quell’uomo, ma allo stesso tempo non mi piaceva. Credo che non mi importasse abbastanza di lui per arrivare ad odiarlo. Mia madre decise di risposarsi e pensavo che avrebbe scelto qualcuno che si interessasse a me, che mi facesse da padre, ma le mie aspettative sono state deluse. Lui non fa altro che bere e fumare e alla mamma sembra non importi né di questo, né del suo menefreghismo nei miei confronti. Non credo che la mia possa definirsi famiglia, forse se smettessi di esistere non se ne accorgerebbero nemmeno. Anche Holden non va d’accordo con i suoi genitori, ha un bel rapporto solo con sorellina con la quale riesce a confidarsi. Aveva molta intimità anche con il fratellino, prima che morisse. Gli manca terribilmente. Tornando a ciò che accadde, il marito di mia madre era solito parlare con me solo in casi straordinari, per chiedere dove fosse qualcosa ad esempio. Quel pomeriggio mi disse se sapessi dove fossero le sigarette. Ero stufa di questa situazione, di lui, della mamma, del fatto che nessuno si rendesse conto che ero morta dentro, che ignorassero la mia infelicità. Ero triste, ma anche furiosa. Non risposi. Me lo chiese una seconda volta, ma non importava, anche se non gli avessi risposto, sarebbe andato probabilmente a comprare altre sigarette. Prima che me ne rendessi conto era andato via e sentii una tiepida lacrima che rigava il viso e i miei occhi che si erano socchiusi. Holden se ne accorse subito, ma non credo che abbia mai capito perché versai quella lacrima. Non lo so nemmeno io. Forse anche quando non parli il cuore fa capire a chi ti sta intorno come ti senti. Se le persone sono abbastanza interessate a te come quel ragazzo, se ne accorgono. È questo il brutto delle emozioni, non si possono controllare o ignorare. Holden mi aiutò a spostarmi sul dondolo e si sedette accanto a me. Non so come, nemmeno me ne accorsi, ma all’improvviso sentii una sensazione di calore che mi attraversò il corpo e vidi che lui mi stava baciando su tutto il viso. Ero molto confusa quindi mi scostai prima che arrivasse alla bocca. Lui mi piaceva, credo. Non ero sicura che fosse amore e che lui ricambiasse a pieno i miei sentimenti. Rimasi lì seduta con lui. Era l’unica persona con la quale il silenzio non era imbarazzante, anzi nei nostri silenzi erano nascosti immensi discorsi e sembrava che lui riuscisse a captare i miei pensieri. Dopo un paio di minuti mi ripresi. Era come se mi fossi risvegliata da un lungo sogno. Mi toccai il viso e sentii che era ancora bagnato dalle lacrime. Entrai in casa e presi il mio golf, che a Holden piaceva molto, lo capivo da come mi guardava quando lo indossavo. Lo presi per mano e andammo al cinema. Sapevo che a lui non piaceva andarci, ma in quel momento nella mia mente c’era il completo caos. L’unica cosa che volevo davvero era distrarmi, dimenticarmi di tutto e stare con lui. Solo con lui.
 

Vittoria Baboni

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