DIVERSI, UGUALI
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Il 3 dicembre, ormai da molto tempo, si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale per le Persone con Disabilità.
Questa ricorrenza è stata istituita dall'Onu nel 1992, e rafforzata dalla Commissione Europea, nel 1993, che ha reso il 3 dicembre anche la Giornata Europea e non più solo internazionale delle persone con disabilità, per sensibilizzare in particolar modo i cittadini dell’Unione.
Quest’anno c’è stata una particolare occasione: la giornata si è celebrata dal 26 novembre al 4 dicembre.
L’obiettivo della giornata è promuovere i diritti e il benessere delle persone disabili in tutti i campi della società civile. In questa direzione va anche la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità adottata nel 2006, che ha ribadito il principio di uguaglianza e la necessità di garantire la loro partecipazione alla sfera politica, sociale, economica e culturale. I diritti delle persone con disabilità e il dovere di non lasciare nessuno indietro sono scritti anche dall’Agenda 2030 che cerca di rafforzare i servizi sanitari e migliorare le strutture che possano garantire l’accessibilità per tutte le persone.
Loro anche se non hanno alcuni vantaggi per esempio sentire hanno la possibilità di fare tutti gli sport ovviamente con degli aiuti. Per esempio se un non vedente vuole fare calcio c’è una palla che suona e lui segue il rumore. Per fare basket, se una persona non riesce a camminare, la può praticare sulla sedia a rotelle come certe volte si vede in televisione.
Loro hanno gli stessi diritti che abbiamo noi, con qualche difficoltà, ma non ci sono differenze.
In classe (la 2^ B) abbiamo fatto un lavoro su questa giornata.
Tutti a casa dovevamo fare un progetto sul disegno dedicato alla giornata. Potevamo portare immagini, fogli e tutto quello che ci serviva. C’è chi ha fatto collage di vari tipi di disabilità o di persone che la combattevano, c’è chi ha fatto disegni per esempio una sedia a rotelle o persone disabili insieme a quelle senza difficoltà, c’è chi ha fatto dei loghi oppure dei depliant da sfogliare.
Queste persone vengono spesso lasciate da sole senza la possibilità di comunicare o giocare con gli altri, divertirsi! O semplicemente fare una chiacchierata. Se no continuiamo ad escluderli loro si vergognano quindi non hanno neanche il coraggio di rivolgerci la parola. E non sanno più cosa fare per “entrare” a far parte della vita normale.
Le persone che non gli fanno niente di male magari dicono “eh poverino, mi dispiace” ma subito dopo quel momento riprendono la loro vita normale. Se ti dispiace allora puoi stare con lui e farlo sentire meglio, così possiamo migliorare la sua vita e quella della comunità, perchè stare insieme è meglio che da soli.
Beatrice Caporale
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