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GIORGOS SEFERIS
SOLSTIZIO D’ESTATE, VII
Nel piccolo giardino il pioppo.
Il suo respiro conta le tue ore
giorno e notte,
clessidra che il cielo riempie.
Al rafforzarsi della luna le sue foglie
fanno scivolare passi neri sul muro bianco.
Al limite sono i radi pini
poi marmo e luminaria
e uomini come son fatti gli uomini.
Ma il merlo trilla
quando viene a bere
e senti a volte tubare la tortorella.
Nel piccolo giardino, dieci passi,
puoi vedere la luce del sole
cadere su due garofani rossi
un ulivo e un gramo caprifoglio.
Accetta chi sei.
La poesia
Non immergerla nei platani profondi
Nutrila di quella terra e di quella roccia che hai.
Il resto,
scava sul posto per trovarlo.
(da Tre poesie segrete, 1966 - Traduzione di Mario Vitti
Mi chiamo Nour ho 12 anni e frequento la scuola secondaria di Bozzolo. Qualche tempo fa a scuola abbiamo letto una poesia di Giorgos Seferis “Solstizio d’estate” in cui il poeta, per cercare di spiegare che le poesie devono parlare di noi stessi, fa un paragone con il giardino che circonda la sua casa e lo descrive, di giorno e di notte, con le piante e alcuni uccelli. In seguito a questa lettura ed analisi, la professoressa ci ha affidato un compito, rappresentare il nostro carattere, la nostra interiorità, quindi sentimenti, emozioni ma anche ricordi, insomma ciò che noi siamo, attraverso la descrizione di un giardino, spiegando in un breve testo quali elementi naturali vi vorrei inserire e perché. Oggi quindi ho deciso di raccontarvi come sono.
Il mio giardino sarebbe per prima cosa sicuramente pieno di fiori di vari colori: infatti quando vedo colori così tutti insieme mi viene voglia di chiudere gli occhi, di buttarmi in mezzo, di fare capriole e sentire il profumo di un fiore alla volta, per esempio di un fiore azzurro che mi ricorda il mare della Liguria che ho visto quest’estate e mi dà l’idea della libertà, del divertimento, dei giochi, di un fiore rosa che mi ricorda i miei vestitini da piccola e mi riempie di tenerezza e di nostalgia, di un fiore arancione che mi ricorda il colore delle arance e soprattutto il loro sapore dolce e aspro contemporaneamente, un po’ come sono io, di un fiore viola che mi ricorda le viole in primavera, il ritorno del sole, del caldo, dei colori, di un fiore bianco: per me il bianco è un colore importantissimo, non so, forse mi ricorda la neve e come la neve che ricopre tutto e, se ne scende tanta non sai cosa trovi sotto, così per me il bianco cancella tutto ciò che di brutto è accaduto in una giornata e mi fa venire in mente solo episodi sereni
I fiori con cui riempirei il mio giardino sono le rose, le viole, fiori azzurri di ogni tipo e per ogni stagione, i tulipani di tutti i colori e fiori bianchi ma soprattutto le margherite perché sono bianche ma anche perché quando prendo una margherita in mano il ricordo che subito viene in mente è quello della scuola elementare, durante la ricreazione, quando uscivamo fuori in cortile e io ed il mio gruppo di amiche raccoglievamo le margherite e con quelle facevamo dei braccialetti e/o delle corone che mettevamo in testa: durante quei momenti ero felice, mentre intrecciavamo i fiori ci raccontavamo i nostri piccoli segreti e la nostra amicizia, i nostri legami diventavano più forti. La margherita per me rappresenta l’amicizia e fa uscire la gioia che ho dentro.
Io però non sono solo gioia, felicità, nostalgia, a volte quando qualcuno mi fa arrabbiare o mi sento rimproverata ingiustamente, sento una rabbia crescere dentro e a volte rispondo male, fatico a controllarmi e tutti i fiori colorati dentro di me scompaiono e mi sento come un cactus, piena di rabbia e lacrime, pronta ad esplodere e a pungere: infatti sono anche piuttosto permalosa e se mi fanno qualcosa o mi sgridano reagisco subito, a volte anche senza pensare e dopo mi pento; per questo mi definisco un cactus perché ha delle spine che possono fare del male come succede a volte a me quando rispondo a qualcuno senza riflettere perché mi sono sentita ferita. A differenza di quello che appaio, dolce, fragile, (sono anche quello però), ho anche un carattere forte e se mi fanno del male reagisco subito, non penso a cosa succederà.
Nel mio giardino inoltre avrebbe un posto speciale questo fiore: è veramente tanto profumato, si chiama Jasmin si trova in Tunisia, la mia terra d’origine e viene usato per fare diverse cose come per esempio profumi, shampi, oli per capelli …. Ma non è solo questo il motivo per cui mi piace tanto. Quando infatti vado da mio nonno, che non abita qui in Italia con noi ma è rimasto in Tunisia, andiamo spesso in montagna e raccogliamo, insieme, questo tipo di fiore. Il nonno mi manca e il profumo intenso di questo fiore me lo fa ricordare e mi fa sentire vicino a lui.
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Nour Chahla