WILLIAM, UNA VITA IN VIAGGIO
Quest'anno abbiamo avuto la splendida opportunità di poter intervistare William Donini, ragazzo molto disponibile, che ha vissuto un'esperienza parecchio importante e che quindi ci ha potuto raccontare e entusiasmare con degli episodi della sua vita. Inoltre ci ha anche spiegato come la sua strada è cambiata durante la sua crescita, cosa ha imparato dai vari momenti passati in Danimarca e le differenze che ci sono tra il nostro Paese e uno all'estero.
È stato molto interessante e piacevole poter assistere alla sua testimonianza del viaggio che parte dal nostro Istituto e prosegue fino alla secondaria di II grado, per poi portarlo al di fuori del nostro Paese. Un percorso pieno di cambiamenti, soprese, avventure, ma soprattutto piacevoli ricordi che sono rimasti nel tempo e che sono incisi nella sua anima
​
​
Quanti anni sono trascorsi da quando hai terminato la secondaria di I grado?
Sono trascorsi esattamente 10 anni. Ero, come voi, alunno della secondaria di I grado Scipione Gonzaga.
​
Cosa ricordi delle medie?
Con la prof.ssa Bergamaschi ho sempre avuto un rapporto molto bello, anche se non è mai stata mia insegnante. Il cambio dalla primaria è stato molto intenso e brusco; il cambio di passo lo ricordo come un piccolo trauma. La distanza dalle maestre, l’autonomia, la maggiore formalità dei rapporti e la maggiore responsabilità rispetto a carico di lavoro e tempi di attenzione sono stati difficili. Ma sono stati anni in cui ho imparato molto di me, ho iniziato a crescere e a conoscermi. Qui è iniziato il passaggio che mi ha portato lentamente verso la vita adulta. Ho scoperto le mie inclinazioni, ho iniziato a prendere confidenza con me stesso e a decidere di approfondire le mie passioni.
​
Come avevi maturato la scelta delle scuole superiori? Avevi già un'idea del percorso che avresti preso in seguito?
Diciamo che, sì, avevo abbastanza chiare le idee, ma l’ho cambiata quando poi è stato il momento di decidere. Sapevo che le mie discipline d’elezione erano quelle linguistiche; gli stessi docenti mi avevano indicato la strada del liceo, in particolare del Virgilio. Poi, a partire da alcune informazioni e da alcuni open day che avevo svolto, sono rimasto particolarmente colpito dalla realtà del Falcone, dove avevo trovato un connubio tra marketing e relazioni internazionali ed ambito linguistico-letterarie. L’aspetto razionale della scelta, il ponderare con lucidità le attese ed i percorsi che ogni scuola propone, va coniugato, a mio avviso, con una parte più istintiva, emotiva. Quando sono stato al Falcone, nella mia futura scuola, ho subito avvertito che quella era la mia strada.
​
Com'è stata l'esperienza della secondaria di II grado? Che realtà hai trovato?
La realtà della Secondaria di II grado mi ha innanzitutto portato a dislocarmi altrove rispetto al mio paese, e ad entrare in un contesto più ampio, che raccoglie persone da più paesi e comunità. Mi sono avvicinato ad esempio alla parte dell’alto Mantovano e del basso Bresciano, ho conosciuto compagni del tutto nuovi. Dopo un momento iniziale di spaesamento, ho avvertito questo cambiamento come un beneficio, sia rispetto alla dimensione delle relazioni che dell’apprendimento. Anche con gli insegnanti ho stabilito progressivamente un percorso di fiducia e di stima; non più mamme o carabinieri ma compagni di viaggio, guide positive ed assertive. Abbiamo fatto insieme molti progetti, ad esempio con Andrea Molesini, scrittore che era venuto ad incontraci per presentare un suo libro. Ricordo di avergli fatto una domanda che per sicurezza ed enfasi aveva stupito anche me.
​
Quali sono stati gli stimoli più importanti che hai vissuto alle superiori?
Sicuramente un’esperienza importantissima è stata l’anno in Danimarca, in quarta, che mi ha dato moltissimo. È stato un cambio di frontiera e di passo, che mi ha permesso di tuffarmi in una dimensione differente e al tempo complementare. Ho conosciuto una cultura meravigliosa, e persone che sono diventate parte di me, una sorta di famiglia allargata. Ho capito che ci sono molte cose possibili, molte più di quante noi possiamo percepire standocene tranquillamente qui. Per me fino a quel momento il mondo finiva a Cervia; da lì ho capito cosa significhi far parte del mondo, esserne cittadini, partecipare in modo attivo e pienamente vivo a relazioni e progetti planetari.
​
Quando hai iniziato a pensare ad un'esperienza formativa all'estero? Cosa cercavi in quest'esperienza? Raccontaci
Se la mia partenza è avvenuta ad agosto 2014, in realtà ho iniziato mesi prima a pianificare tutto il progetto, con Intercultura. Il caso ha voluto che un ragazzo partito anni prima è stato chiamato a presentare l’esperienza all’estero, ed il suo racconto mi ha folgorato. Da lì ho deciso di considerare seriamente questa idea: vedendo la luce dei testimoni che da quel momento ho incontrato. Vedevo in loro una felicità ed un entusiasmo contagiosi.
​
Che realtà hai trovato nel Paese in cui hai frequentato uno degli anni delle superiori? Hai avvertito un cambio di prospettiva a seguito dell’esperienza?
Questa è LA domanda. Mi ha aiutato a capire che i problemi che io vedevo senza soluzione, l’emergenza educativa che noi viviamo senza riuscire ad avere un’apparente alternativa, mi sono sembrati molto banali e poco rilevanti. Ho iniziato a guardare al di là delle cose, con maggiore distensione ed ottimismo. Sono diventato più pragmatico. Poi mi sono reso conto del valore umano di ogni persona, cosa che prima non riuscivo a cogliere. Prima di partire tendevo a classificare i miei compagni secondo le loro prestazioni; la Danimarca mi ha insegnato a guardare alla pari chiunque, e a sentirmi alla pari rispetto agli altri. Siamo tutti passibili di errori.
​
Cosa pensi di fare da grande? Hai già idee?
Mi piacerebbe molto scegliere un lavoro che ha a che fare con il mondo dell’educazione, perché dalla scuola ho ricevuto molto e perché molto si potrebbe fare. Ho tante idee che vorrei proporre e sperimentare, legati ai ragazzi ed alla loro formazione. Un filo conduttore ai miei desideri e progetti rimane legato al lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo ricevuto dai nostri genitori.
​
C’è una cosa che ci consiglieresti di fare per vivere la secondaria di II grado al meglio?
Io penso che sia importante non rinunciare mai a priori alle opportunità e ai progetti che vengono proposti. In particolare, un’esperienza formativa è quella di vivere dall’interno gli organi collegiali dell’istituto. Io ho imparato molto dalla mia esperienza accanto ai docenti, da rappresentante.
​
C’è stato un momento in cui hai pensato di ritirarti o di non essere capace di sostenere la difficoltà dell’esperienza?
Sì. Ci sono stati diversi momenti, soprattutto all’inizio, dove ho avvertito forte la differenza culturale e contestuale di ciò che stato vivendo, così come in alcuni giorni la mia famiglia mi mancava moltissimo. Natale e Capodanno sono stati molto difficili, ma ho sempre cercato di evitare di cedere alla tentazione di scappare.
​
Pensando ad un anno all’estero, è difficile vivere da straniero, da diverso, in realtà diverse dalla tua? Qual è la visione dell’italiano all’estero?
Nei paesi dove sono stato io, la posizione dello studente è molto positiva, si muove curiosità attorno a te e si viene accettati molto bene.
​
La redazione