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IL MARE INSANGUINATO

Abbiamo deciso di analizzare la tragica vicenda del bambino di 6 mesi morto in mare per colpa della poca attenzione rivolta alle persone emigrate dell'Africa.

Joseph, un neonato di pochi mesi della Guinea, il Paese più povero al mondo, è stato ritrovato senza sensi, disperso, in mare; stava arrivando con un barcone in Italia insieme ad altre persone in condizioni disumane, condizioni alle quali non potremmo arrivare minimamente, neanche col pensiero.

Come Joseph e come la sua povera mamma, ogni giorno migliaia persone cercano di scappare dal loro territorio d'origine rinunciando così alle loro abitudini, alle proprie tradizioni ed origini; in cerca di una vita migliore, che possa garantire loro un futuro più fortunato, rispetto a quello dei loro genitori.

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Dopo circa una settimana dall'accaduto, si è celebrata la Giornata Internazionale per i Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, che ci fa ricordare che noi viviamo in un Paese più fortunato di altri, che garantisce a tutti noi delle opportunità diverse, che non tutti i bambini del mondo hanno.

Joseph, nonostante fosse un neonato, non ha avuto la protezione che meritava, di cui aveva diritto. Nel mondo ci sono molti altri bambini in queste condizioni, e non tutti vengono rivelati a noi, attraverso giornali.

Un po' è anche colpa nostra perché, anche a causa della pandemia in corso che ci ha assorbiti e disorientati, pensiamo solo a noi stessi e ai nostri problemi; nel 2016 solo nel Mar Mediterraneo c'erano 12 barche di ”Open Arms” mentre adesso c'è solamente una barca.

Nel primo lockdown molti immigrati hanno aiutato l'agricoltura italiana, dalla quale parte tutto, e senza di loro non ce l'avremmo fatta a (r)esistere. Noi non riconosciamo mai a queste persone l'importanza che si meritano; parliamo tanto di aiutare le persone, ma poi non facciamo seguire i fatti alle parole proprio, come dice anche il detto “più facile a dirsi che a farsi”. Anche il governo italiano in questo ultimo periodo non si è preoccupato molto di questa tematica, preferendo spesso ignorare i molti immigrati che sbarcano ogni giorno in Italia, bussando alla nostra porta.

Questo bambino è il simbolo di tutta la fatica che uomini e donne dimenticati, senza nome e senza considerazione, devono affrontare per arrivare in Italia, mettendo a rischio la loro vita e quella di piccoli esseri per una scommessa sul loro futuro. E molte volte, anche una volta sbarcati in Italia, non trovano pace, perché li accogliamo come “alieni” e non diamo loro importanza negando così loro un sogno: vivere una vita migliore.

Lucrezia Finardi

Ecaterina Gidioi

Giorgia Maroli

Beatrice Caporale

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