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NASCERE NEL POSTO GIUSTO

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Diciamo che ci consideriamo persone benestanti, che ci possiamo permettere tre pasti al giorno, almeno due auto per ogni famiglia, armadi che sono stracolmi di vestiti che non mettiamo da chissà quanto tempo, che però non abbiamo il coraggio di buttare, perché, chissà, “magari tra qualche tempo, mi capiterà l'occasione e mi potrebbe servire”; non ci rendiamo conto però, che poco distante da noi vivono migliaia di persone che non riescono nemmeno ad avere un pasto al giorno, una tazza di acqua oppure non mangiano in modo adeguato e quindi non riescono a sopravvivere. Addirittura ci permettiamo di sprecare e buttare via il cibo, senza renderci conto delle persone che non mangiano proprio. Ma questo fatto non vi mette a disagio? Soltanto a me succede?

Quando in TV mettono in onda quelle pubblicità dove chiedono di contribuire per dar da mangiare a dei bambini mi viene come un senso di colpa nei loro confronti perché io per prima spreco cibo e la cosa non è giusta.

Quando Padre Vittorio, missionario bozzolese in Sierra Leone, uno dei paesi più poveri dell'Africa, viene a trovarci a casa (torna ogni 3 anni)  e mi racconta che gli abitanti del suo villaggio non hanno cibo, io mi sento a disagio perché rifletto sul fatto che non mi accontento mai di quello che ho, mentre là, nel suo villaggio, nessuno si lamenta mai; anzi, racconta P. Vittorio, i suoi bambini, quando hanno una scodella di riso, condito con pochissimo olio di palma (è l'unico olio che possano permettersi, per cui non fanno distinzione tra olio di oliva e/o extravergine...anche perché non hanno gli olivi, ma le palme!), sono felicissimi e riescono a condividere il contenuto anche con qualche altro bambino del villaggio. Se hanno un piatto di pasta o di qualsiasi altra cosa, o un gioco, lo condividono con gli a fare a metà di una merendina.

I paesi occidentali, industrializzati, sfruttano le risorse dei paesi in via di sviluppo, non rispettando culture e diritti: le popolazioni residenti in quei territori sono sfruttate, lavorano moltissime ore al giorno, hanno un basso salario, oppure vengono pagate con una tazza di riso. Ma ci rendiamo conto, ad esempio, che sul Delta del Niger, in Nigeria, estraggono petrolio e gas naturale con impianti degli anni '50? Queste persone lavorano in sicurezza? Hanno turni di lavoro di 8 ore? Sapete per chi lavorano?

Lavorano per le aziende che producono e vendono a noi i carburanti per le auto per conto di multinazionali tra cui per esempio l'Eni, il colosso italiano dell'industria chimica.

Le fuoriuscite di petrolio determinate da impianti malandati causano inoltre disastri ambientali e tremendi danni all'ecosistema; inoltre l'articolo di giornale che abbiamo letto di Modesta Tochi Alozie pubblicato su The Conversation racconta che si disperde tanto di quel gas che potrebbe far morire tutti i residenti della Lombardia.

Però l'egoismo prevale. Poiché non è un nostro problema diretto, non lo percepiamo, lasciamo stare, lasciamo che le persone soffrano e muoiano. Se queste perdite di gas fossero in America del Nord o in Europa di sicuro ci saremmo scandalizzati e mossi per far sì che si ponesse rimedio. Sapete cosa vi dico? Che siamo tutti dei codardi, vigliacchi ed egoisti, pensiamo solo al nostro bene e alla nostra salute, ma non a quella degli altri. .

In Africa le famiglie sono talmente povere che i bambini non hanno giochi, sempre che i bambini possano permettersi il lusso di giocare...hanno però una fantasia sfrenata, riciclano tutto dando una nuova vita agli oggetti che trovano e li trasformano in giocattoli. Non hanno a disposizione dispense con scaffali pieni di ogni ben di Dio, non possono permettersi di mandare i propri figli a scuola, hanno bisogno di denaro e pertanto mandano i propri figli a lavorare nei campi (ecco perché prima dicevo che il gioco è un lusso): questi ragazzi vengono sfruttati, sono pagati poco e lavorano 10 ore o anche più al giorno. Se queste persone sono ridotte in questo modo è un po' anche colpa nostra e dei politici: si fa molto poco per fare in modo che questi ragazzi abbiano un'istruzione, per insegnare loro a pensare e a ragionare, perché un popolo tenuto nell'ignoranza è di facile sottomissione.

L'ONU si è imposto degli obiettivi: entro il 2030 sconfiggere la povertà, la fame nel mondo, ridurre la disuguaglianza di genere, permettere a tutti un'istruzione di qualità, poter dissetarsi senza correre il rischio di ammalarsi, di avere un lavoro e una paga dignitosa, di avere accesso alle cure sanitarie per tutti. Se continuiamo così però non riusciremo a sconfiggere la fame nel mondo. Inoltre questa pandemia ha reso difficile tutto e sono aumentati i numeri delle persone che soffrono la povertà.

Se vogliamo contribuire iniziamo dalle piccole cose: non tenere il riscaldamento acceso tutto il giorno, sprecare meno cibo, comprare e cucinare il necessario senza esagerare, mangiare cibo di stagione, verdura e carne a km zero, così si consuma meno carburante, meno pneumatici, meno asfalto e di conseguenza si riduce il territorio per costruire strade; ristrutturare le case anziché costruire sempre case nuove; usare energia eolica, solare; non incentivare il commercio di diamanti che provengono dal Congo, dalla Sierra Leone.

A casa mia, nello studio, appeso alla parete c'è un quadro dove viene riportata la frase dello scrittore parmense Giorgio Torelli: “Se molti uomini di poco conto facessero molte cose di poco conto, il modo forse potrebbe cambiare”; sulla stessa parete c'è anche una frase di Indro Montanelli :”La storia non è che la somma delle sciocchezze, sempre le stesse, commesse dagli uomini. Essa non impedisce a nessuno di tornare a commetterle, ma consente a qualcuno di capire, mentre le fa, che sono sciocchezze”.

Ogni volta che la leggo mi domando cosa faccio io per tentare di cambiare il mondo.

 

Lucrezia Finardi

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