top of page

​

       NIENTE DA CAPIRE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“In arte non c’è niente da capire”

Questa è l’opinione sull’arte di Jago, un ragazzo di 33 anni, che è nato a Frosinone e ha frequentato il liceo artistico e l’accademia di belle arti. Il suo studio si trova nel quartiere sanità davanti alla chiesa di San’t Aspremo ai crociferi è un’artista e imprenditore italiano che lavora principalmente nella scultura e nella produzione video. Ha deciso di rappresentare una scultura chiamata “look down”, ricorda di guardare “a terra” cioè di accorgersi che nella vita ci sono persone che vivono nella povertà, nella disgrazia e che non possiedono nulla. La statua è alta 1 metro e 75, raffigura un bambino incatenato, di marmo bianco, posizionato nella piazza Plebiscito a Napoli è “abbandonata” e soggetta ad atti di vandalismo, agenti atmosferici e a qualsiasi altri fenomeni. L’opera vale un milione e mezzo d’euro. L’artista definisce l’arte come un contenitore che va riempito di emozioni. Lui non da un’etichetta di sé stesso perché pensa che: “se tu ti definisci poni un limite anche alla libertà dell’altro di poterti a sua volta definire”. Jago rappresenta le sue opere in base ai suoi sentimenti. La scelta del bambino è stata fatta perché è un’immagine di purezza, il bambino ha una forza, la sua immagine continua a portare con sé una potenza, che riesce a smuovere qualcosa di diverso in noi. L’artista consegna a noi la sua visione dei “poveri” e dei “senzatetto”. A distanza di pochi metri, la statua, può sembrare tenera e fragile, ma una volta vicini diventa tragica soprattutto quando lo sguardo cade sulla catena che la costringe a restare in quella condizione. Ancora oggi ci sono esempi di povertà ed è per questo che Jago ha deciso di rappresentarla in un’opera d’arte molto significativa, per ricordare a tutti che quello che si ha è prezioso e non bisogna sprecarlo

​

Alissa Fazzi

Gloria Nardi

la scultura di jago.jpg
bottom of page